Vi piacciono i motori bialbero?

Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
Dalla passione e dalla capacità tecnica di alcuni appassionati sono nate splendide realizzazioni “casalinghe”
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
7 luglio 2020

La distribuzione è l’autentico biglietto da visita del motore. Due alberi a camme in testa sono sinonimo di alte prestazioni e di vocazione sportiva.

Oggi molti modelli li hanno di serie ma in passato la situazione era ben diversa. Niente paura però. Ecco alcuni esempi di come si possono modificare le cose, magari partendo da una “banale” distribuzione ad aste e bilancieri. Basta avere una certa abilità manuale, una buona preparazione tecnica e tanta passione.
Come logico i mezzi occorrenti (e i costi…) variano a seconda del livello di raffinatezza meccanica che si vuole ottenere.

Per quanto riguarda la testa c’è da dire che talvolta basta spianare la sua parte superiore e piazzare sopra di essa un castello nel quale alloggiare le punterie e i due alberi a camme. Ciò semplifica le cose, ma in altri casi può essere necessario realizzare ex-novo la testa stessa. Non tutti se la sentono, però, e questo anche (o forse soprattutto) per ragioni economiche.
Farsi fare una testa grezza è costoso, e poi ci sono le lavorazioni, occorre installare le guide e le sedi delle valvole e via dicendo. In quanto agli organi mobili, tranne gli alberi a camme, la situazione è più semplice. In genere infatti si possono montare valvole, punterie e molle di qualche motore esistente, magari automobilistico, e queste parti sono reperibili senza difficoltà (e con un costo spesso contenuto) presso i ricambisti.

Ad ogni modo, è assodato che attrezzarsi mettendo un tornio e una fresa nel box può cambiare la vita di un uomo…

Da buon alfista il sig. Ciampalini a suo tempo ha dotato il pacifico motore di un Nuovo Falcone di una distribuzione bialbero. Anche in questo caso per comandarla è stata impiegata una cinghia dentata
Da buon alfista il sig. Ciampalini a suo tempo ha dotato il pacifico motore di un Nuovo Falcone di una distribuzione bialbero. Anche in questo caso per comandarla è stata impiegata una cinghia dentata

Una volta stabilito che gli alberi a camme devono essere due e che devono venire piazzati in testa, occorre scegliere il sistema col quale trasmettere loro il moto.
Nell’ambito di queste trasformazioni due sono le soluzioni che si sono imposte: quella a cinghia dentata e quella a cascata di ingranaggi. La prima è di gran lunga più impiegata perché poco costosa e perché consente di realizzare un eccellente comando della distribuzione in maniera assai semplice. Le cinghie dentate, che hanno rivoluzionato la tecnica delle auto di serie nel giro di pochi anni, dopo la loro comparsa, lavorano a secco, il che costituisce un grande vantaggio.

Questo significa che in genere possono venire piazzate senza grandi difficoltà dallo stesso lato del generatore di corrente. Per impartir loro la corretta tensione di norma si impiega un rullo folle montato su di un asse eccentrico o del quale si può variare la posizione. In genere si utilizza anche un altro rullo, avente funzione di guida. Pure le pulegge dentate possono essere acquistate a costo ridotto presso gli autoricambisti o i negozi di forniture industriali. L’importante è che siano di tipo adatto alla cinghia che si decide di impiegare.

Per i sistemi di comando a ingranaggi la situazione è notevolmente diversa. Si deve realizzare un vano nel quale alloggiarli, unitamente ai loro perni e ai loro cuscinetti, e questo comporta in genere nuove fusioni della testa e del cilindro e considerevoli modifiche del basamento e del coperchio laterale. Le ruote dentate possono essere acquistate o si possono far realizzare ma sono comunque abbastanza costose in quanto comportano lavorazioni molto accurate e un trattamento termico adeguato.

Il primo motore del quale ci occupiamo in questo servizio è anche il più semplice. Si tratta di un Motom 48 modificato per divertimento diversi anni fa da un congegnatore meccanico (mestiere del quale da tempo non si sente più parlare, purtroppo) di straordinaria abilità, Arturo Serri.
Questo tecnico dalla mente brillante e dalle mani d’oro è divenuto in seguito il “re dei replicanti” perché se una moto gli piaceva la costruiva da sé! E qui va detto che nel corso degli anni gliene sono piaciute molte, e tutte da corsa… Di lui parleremo ancora in futuro.

Per Serri fare una testa ex-novo, un albero a gomito o dei bilancieri non era davvero un problema. Il Motom bialbero, con comando della distribuzione a cinghia dentata, è stato solo un aperitivo.

4- Trasformare in bialbero un pacifico motore a due tempi come quello di un Guzzi Cardellino 73 può sembrare un’impresa ardua, ma non per il sig. Ghelfi, ottimo tecnico che per di più ha lavorato a lungo in una fonderia di leghe leggere
4- Trasformare in bialbero un pacifico motore a due tempi come quello di un Guzzi Cardellino 73 può sembrare un’impresa ardua, ma non per il sig. Ghelfi, ottimo tecnico che per di più ha lavorato a lungo in una fonderia di leghe leggere

La seconda trasformazione che mostriamo in questo servizio riguarda un Nuovo Falcone di 500 cm3. Si tratta dell’ultimo Guzzi a cilindro orizzontale, dalle prestazioni modeste, che dal punto di vista commerciale è stato un autentico flop.
La trasformazione da aste e bilancieri a bialbero è stata effettuata negli anni Novanta dal sig. Ciampalini, meccanico auto di Castelfiorentino. La testa è rimasta quella originale ma la parte superiore è stata modificata per poter montare su di essa un castello con i due alberi a camme, che per ragioni di semplicità è stato realizzato (dal pieno) in due parti. Per il comando della distribuzione anche in questo caso ci si è affidati a una cinghia dentata, piazzata dal lato del grosso volano esterno. Come si vede nelle foto, tutto è stato fatto alla insegna della facilità di esecuzione e del contenimento dei costi.

Anche se la sua trasformazione ha riguardato un modello economico degli anni Cinquanta, e per di più a due tempi, il sig. Ghelfi di Cotignola per trasformarlo in quattro tempi bialbero ha adottato un comando della distribuzione a cascata di ingranaggi. Di questo “Guzzino DOHC” abbiamo già parlato un paio di anni fa e in questa sede ci limitiamo a sottolineare la modernità dello schema impiegato, con una forte inclinazione del condotto di aspirazione, e la bellezza delle fusioni. Non poteva essere altrimenti, del resto, dato che l’autore di questa bella special ha lavorato per anni presso la fonderia Morini, ben nota tra i motoristi romagnoli.

Pure il sig. Nerio Pancaldi di Bologna ha scelto un comando a cascata di ingranaggi per realizzare i suoi Corsarini bialbero. Il plurale è d’obbligo perché ne ha fatti almeno due, dei quali il primo con molle a spillo lavoranti esternamente. Ma non basta perché questo straordinario appassionato ha anche costruito almeno un paio di motori interamente di sua progettazione.

Tutto è cominciato diversi anni fa perché stare a casa dopo cena a guardare la televisione gli sembrava uno spreco di tempo. Poteva fare qualcosa di più utile e più divertente, in quelle ore!

Le lavorazioni le ha sempre effettuate di persona nel suo box e i risultati sono eccezionali, pure dal punto di vista estetico. Trasformazioni e special ne ha fatte tante e tutte di grande interesse; anche di lui sarà il caso di parlare in maniera più approfondita in futuro…