Gli scooter Rumi. Gone but not forgotten

Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
La casa bergamasca ha lasciato una traccia indelebile anche all’estero. Competizioni comprese
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
11 luglio 2019

Lo spunto per parlare degli scooter di questa azienda, che ha vissuto la sua breve ma gloriosa stagione tra il 1949 e il 1960, anno della cessazione della attività motociclistica, viene dato dalla presenza al recente ASI Motor Show di Varano di una autentica “chicca”. Forse non tutti ci avranno fatto caso ma un appassionato francese ha portato sul circuito emiliano il Formichino che ha trionfato nella categoria scooter al Bol d’Or del 1958, bissando il successo dell’anno precedente.

Negli anni Cinquanta in Italia gli scooter erano molto popolari e la passione per le competizioni motociclistiche era ai massimi livelli. Si correva quasi ogni fine settimana su circuiti ricavati nelle strade cittadine.
Erano gare riservate ai piloti della seconda e della terza categoria istituite dalla Federazione Motociclistica, e i risultati avevano comunque una sensibile influenza sulle vendite. Era pertanto logico che in diversi casi corressero anche gli scooter, per i quali la FMI aveva anche varato, nel 1953, un apposito campionato.

In Italia per quanto riguarda i costruttori dei veicoli di questo tipo c’erano due colossi, la Piaggio e la Innocenti, rispettivamente con la Vespa e la Lambretta; anche altri però in quel periodo hanno realizzato interessanti modelli.

 

La MV Agusta ha dotato uno dei suoi modelli da competizione di un motore monoalbero direttamente prelevato da una moto da corsa

Dato il grande interesse, addirittura c’è stato chi ha sviluppato scooter specificamente destinati all’impiego agonistico. Basta pensare alla MV Agusta che ha dotato uno dei suoi modelli da competizione di un motore monoalbero direttamente prelevato da una moto da corsa (e pare che a un certo punto abbia anche utilizzato un bialbero!).

Tra i modelli di serie, ha ottenuto una ampia popolarità l’Isoscooter, costruito dalla la Iso di Bresso. Robusto e versatile, era azionato da un motore a cilindro sdoppiato di 125 cm3. Meno diffusi sono stati gli scooter della MV Agusta, della Parilla e della Motobi. Erano a ruote alte (e hanno avuto un notevole successo commerciale) gli Aermacchi Ghibli e Zeffiro e il Guzzi Galletto. È invece stato un flop tremendo il sofisticato e costoso Ducati Cruiser.

Il primo scooter prodotto dalla Rumi è stato lo Scoiattolo, con ruote da 14 pollici. Apparso nel 1951, è stato costruito fino al 1957. I risultati di vendita sono stati modesti, con circa 3000 unità. Ben diversamente sono andate le cose con il Formichino, dallo styling innovativo e accattivante, dovuto allo stesso titolare della azienda, Donnino Rumi, che era un artista di apprezzabile livello.

Il motore era lo stesso bicilindrico a due tempi impiegato con successo sulle moto costruite dalla azienda bergamasca, e aveva una fondamentale funzione portante. Costituiva infatti la parte centrale della scocca, alla quale erano imbullonati i due gusci anteriori e il guscio posteriore (successivamente realizzato in due parti), tutti pressofusi in lega di alluminio.

Il Formichino (qui fotografato nel museo Poggi) aveva un design straordinariamente avanzato per la sua epoca, dovuto all’estro e alle doti di artista dello stesso Donnino Rumi. Ed era anche l’unico scooter con motore bicilindrico…
Il Formichino (qui fotografato nel museo Poggi) aveva un design straordinariamente avanzato per la sua epoca, dovuto all’estro e alle doti di artista dello stesso Donnino Rumi. Ed era anche l’unico scooter con motore bicilindrico…

Il motore presentava diverse caratteristiche che lo rendevano unico nel panorama mondiale, a cominciare dai due cilindri in linea disposti orizzontalmente. Si trattava di una architettura e di un frazionamento davvero inconsueti, in considerazione della cilindrata.
Le misure di alesaggio e corsa erano 42 x 45 mm e la potenza era di 6,5 CV a 6000 giri/min.
Una particolarità molto avanzata per l’epoca, e decisamente razionale, si ritrovava nel basamento, realizzato in due parti che si univano secondo un piano orizzontale che tagliava a metà gli alloggiamenti dei cuscinetti di banco e di quelli degli alberi del cambio.

Decisamente particolare era il sistema di lavaggio, con due condotti di travaso laterali e pistoni dotati di deflettori dalla inconsueta forma a V. Inconsueta (ma non troppo: la impiegava anche la tedesca Adler) era anche la disposizione della frizione, alla estremità dell’albero a gomiti.

Negli anni Cinquanta in Italia le gare per gli scooter hanno avuto una certa popolarità e i costruttori stessi hanno talvolta realizzato versioni da corsa dei loro modelli stradali. Una Lambretta, non dissimile da questa, si è imposta nella sua classe nella Milano-Taranto del 1953
Negli anni Cinquanta in Italia le gare per gli scooter hanno avuto una certa popolarità e i costruttori stessi hanno talvolta realizzato versioni da corsa dei loro modelli stradali. Una Lambretta, non dissimile da questa, si è imposta nella sua classe nella Milano-Taranto del 1953

Il Formichino ha fatto la sua comparsa nel 1954. La versione Sport aveva ruote differenti (da 10 pollici invece che da 8) e una potenza più elevata: 8 cavalli a 7000 giri/min.
Sono state realizzate anche una variante Lusso con tanto di paragambe e una di 150 cm3. La diffusione di questo scooter è stata buona, con circa 8000 esemplari prodotti fino al 1960, ma ancora migliore è stato l’interesse che esso ha suscitato su alcuni mercati esteri (come Francia e Inghilterra).

Addirittura in Belgio è stato costruito su licenza e non da una casa qualunque, ma dalla Sarolea.
Per quanto riguarda gli scooter che hanno corso al Bol d’Or, derivavano dal Formichino Sport, ma erano dotati di cilindri in lega di alluminio e non in ghisa ed erogavano 8,5 CV a 7200 giri/min. è interessante osservare che nel 1958 nella massacrante 24 ore francese la Rumi si è imposta anche tra le moto di 125 cm 3 (mentre tra le 175 a trionfare è stata la Morini Settebello).

Il motore bicilindrico Rumi è stato costruito in numerose versioni differenti, le più performanti delle quali venivano alimentate da due carburatori invece che da uno solo ed erano munite di cilindri in lega di alluminio con canna cromata (dal 1953).
Le moto della azienda bergamasca hanno svolto a lungo una intensa attività sportiva ottenendo importanti risultati sia nelle gare in circuito che in quelle in salita.
Spiccano in particolare le vittorie di classe nella Milano-Taranto del 1954, nel Motogiro del 1956 e il titolo della Montagna nel 1959.