E’ morto Carlo Ubbiali

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il grande campione bergamasco aveva novant’anni, e da tempo stava male. Nove volte campione del mondo con Mondial e soprattutto MV, ha corso dal ’49 al ’60 vincendo 39 Gran Premi. Intelligente e coraggioso. Il ricordo di Agostini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
2 giugno 2020

Arriva da Bergamo la brutta notizia della scomparsa di Carlo Ubbiali, nove volte campione del mondo di motociclismo. Il bergamasco Ubbiali aveva compiuto i novant’anni lo scorso 22 settembre, e purtroppo era da tempo in condizioni delicate.

Tra i più grandi piloti italiani, Ubbiali era un veterano del campionato mondiale, al quale partecipò fin dalla prima edizione del 1949 nella classe 125. Pilota ufficiale Mondial l’anno dopo, e già vincitore di un GP all’Ulster, conquistò il suo primo titolo nel 1951 con la moto del conte Boselli. Quindi passò nella squadra MV Agusta, e tra il 1955 e il 1960 collezionò altri cinque titoli. Gli ultimi tre allori personali vennero da lui conquistati nella classe 250, sempre naturalmente con le MV, negli anni ’56, 59 e ’60. In totale Ubbiali ha vinto 39 gare iridate, ed è salito sul podio 68 volte.

Carlo Ubbiali ha ricevuto nel 2019 il collare d’oro al merito sportivo. Era uno stratega, un tattico molto furbo che sapeva sfruttare il momento e l’occasione giusta. Ma non era certamente un “ragioniere”, come dimostrano le sue cinque vittorie al Tourist Trophy, dove occorre del gran coraggio. Si era ritirato nel momento di massimo splendore, al termine della stagione 1960: era morto prematuramente il fratello Maurizio, al quale era legatissimo e che gli faceva da manager, e poi aveva deciso di sposarsi e non riteneva compatibili le corse e i figli.

Giacomo Agostini lo ricorda così:
“Mi dai una brutta notizia, l’ho sentito al telefono una settimana fa e parlava a fatica, sapevo che stava piuttosto male. Ho un grande ricordo di Carlo perché quando cominciai a correre vedevo solo lui e Provini, e cercavo di emularli. Poi Ubbiali era di Bergamo, tutti lo ammiravano, era il mio riferimento. Mi piaceva perché era un pilota intelligente e furbo, correva con la testa e sono rimasti famosi i suoi arrivi in volata che lui studiava con molta abilità. Correva con le MV e però non so dirti se ha avuto un ruolo attivo nel mio ingaggio, come qualcuno ha scritto: certamente fu interpellato dal direttore sportivo Arturo Magni, che chiedeva un suo giudizio, gli parlò bene di me e gli diede il mio numero di telefono. Era un grande personaggio e gli volevamo tutti bene”.